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La parola a* lettor*

Maggio 10, 2021

Cristina Bonabitacola 

In compagnia delle protagoniste di un libro. In compagnia di Roberta Zimei 

Non leggo tutto quello che mi capita tra le mani, non è il libro che mi fa compagnia, non ho bisogno di un libro per passare il tempo.

Il tempo di oggi che prima passa e meglio è…

No.

Scelgo il libro da leggere con cura.

La lettura è un gesto sacro, c’è il corpo e l’anima, ci sono le mani e gli occhi e poi il cervello che si scatena in sentimenti e emozioni, immaginazioni e contemplazione anche senza l’ oggetto perché l’ oggetto diventa il libro e tutto quello che dà. 

Il libro si dà… e diventa relazione 

Ho scelto di leggere questo libro perché una donna, Maristella Lippolis, lo aveva recensito.

Ma soprattutto perché mi piace il titolo: La Mammina.

Ricordo ancora quando mia madre, io ero ancora molto piccola, mi presentò la mia Mammina.

Ricordo la strada il quartiere le prime case che venivano ricostruite dopo la guerra, e lei in bicicletta…

Si fermò quando ci vide e mia madre per la prima volta mi svelò la mia nascita, la mia venuta al mondo attraverso le sue mani che mi “raccolsero” così si diceva: chi l’ha raccolta?

Non ricordo nulla della natura intorno.

La natura ero io e lei.

Non c’ era più il cavolo o la cicogna.

Ho desiderato leggere il libro 

tanto.

Sono stata presa dalla trama e dalle parole.

Non ho avuto bisogno di rileggere e tornare indietro perché non capivo…tutto era un continuum tra me e le donne che erano le protagoniste e i protagonisti del libro.

Io che di solito dimentico i nomi per la prima volta non mi accade.

Del resto come si può dimenticare il nome 

Anticlera Clera e suo figlio Ribelle, L’Anarchia e 

Augusto il Barone 

È un libro femminile è una storia al femminile le parole sono state scelte con cura.

È la storia nella storia di un periodo che mi riguarda che ci riguarda. Lì sono le mie radici.

È una storia di violenza e di violenze.

È una storia di lotta fra uomini per il predominio sulla donna.

È la storia della nevicata del 1957 che mise tutti in ginocchio.

È la storia bella delle relazioni fra donne che danno vita.

È la storia delle esperienze di cura che insegnano a curare e danno Autorità alla donna 

L’ Autorità della Mammina e l’ invidia dell’uomo Augusto 

La Mammina dà la vita.

Augusto la morte.

E poi come non dire il posto dove tutto si svolge Abruzzo e i paesi dell’ aquilano, mia madre era di in paese dell’aquilano.

Lì sono le mie radici.

Avrei tante altre cose da dire…. 

Ma invito a leggere il libro che dà di più di quello che ho cercato di dire.

Federica Raggi

Un romanzo scorrevole, di quelli che “ancora una pagina e poi basta” e hai già letto mezzo libro…di quelli che ti fanno sentire lì accanto alla protagonista come un osservatore… di quelli che fino all’ultimo speri in un finale diverso, ma che poi il suo finale doveva essere proprio quello. Ecco, mi ha colpito tutto questo, ma soprattutto la “dolcezza” del racconto nonostante gli avvenimenti, e la forza che trapela dalle parole e dai gesti della protagonista, Anticlera. Lo consiglio a tutti, perché da amante di generi storici, fantastici e thriller l’ho amato fino all’ultimo rigo e lo consiglio in particolare alle donne perché parla anche delle nostre forze come delle nostre debolezze

Giovanna Angelucci

𝘌̀ 𝘶𝘯 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘰 𝘭𝘪𝘣𝘳𝘰…𝘩𝘰 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘮𝘢𝘮𝘮𝘢. 𝘚𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘮𝘰𝘥𝘰 𝘦𝘭𝘦𝘨𝘢𝘯𝘵𝘦, 𝘳𝘪𝘤𝘤𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘪. 

𝘔𝘪 𝘦̀ 𝘱𝘪𝘢𝘤𝘪𝘶𝘵𝘰 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘰. 𝘕𝘦 𝘩𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘢

𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘢…𝘰𝘷𝘷𝘪𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘮𝘢𝘮𝘮𝘢 𝘦𝘳𝘢 𝘶𝘯𝘢 𝘰𝘴𝘵𝘦𝘵𝘳𝘪𝘤𝘢…𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘮𝘦 𝘢𝘥 𝘶𝘯 𝘨𝘳𝘶𝘱𝘱𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘶𝘳𝘢.

Francesca Gliubich 

𝑈𝑛 𝑙𝑖𝑏𝑟𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑜𝑣𝑒𝑛𝑡𝑒. 𝐿𝑎 𝑝𝑢𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑀𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑎, 

𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑎𝑢𝑑𝑎𝑐𝑖𝑎, 𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑏𝑢𝑜𝑛 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑙𝑎𝑠𝑐𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑒𝑛𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑖, 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑖, 𝑐𝑟𝑒𝑑𝑒 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒.

𝑇𝑜𝑐𝑐𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑙’𝑖𝑚𝑚𝑎𝑔𝑖𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑏𝑖𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑒𝑠𝑖𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒, 𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑢𝑛 𝑝𝑜’ 𝑑𝑖 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑖, 

𝑙𝑜𝑡𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑟𝑖𝑡𝑎̀. 𝐿𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎.

Giancarlo Nafra

𝘍𝘪𝘯𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘳𝘦 𝘓𝘢 𝘔𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘢! 𝘋𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘴𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘰𝘷𝘳𝘢𝘱𝘱𝘰𝘴𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘶𝘳𝘢 ; 

𝘥𝘢𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘮𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘢𝘵𝘢𝘱𝘶𝘭𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘦 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘋𝘕𝘈, 

𝘭𝘢 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘨𝘨𝘪 𝘤𝘩𝘦 

𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘯𝘰𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰𝘢 𝘣𝘣𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘵𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳𝘢𝘵𝘰, 𝘢𝘩𝘪𝘮𝘦̀, 𝘪 50, 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘵𝘰 ; 

𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘴𝘤𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦, 𝘦𝘮𝘰𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘦𝘥 𝘦𝘮𝘰𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘣𝘰𝘳𝘨𝘰 𝘤𝘩𝘦, 𝘱𝘶𝘳 𝘥𝘪𝘴𝘵𝘢𝘤𝘤𝘢𝘯𝘥𝘰𝘴𝘦𝘯𝘦 𝘪𝘯 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦, 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘢𝘭 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘱𝘢𝘦𝘴𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘰𝘳𝘪𝘨𝘪𝘯𝘦. 

𝘐𝘭 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘯𝘢𝘳𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘪𝘭𝘦

𝘢𝘤𝘤𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢𝘯𝘵𝘦, 𝘮𝘢𝘪 𝘶𝘯 𝘮𝘰𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘵𝘢𝘯𝘤𝘢 𝘰 𝘥𝘪 𝘯𝘰𝘪𝘢, 

𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘱𝘶𝘳𝘦 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘢 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘤𝘭𝘢𝘴𝘴𝘪𝘤𝘪. 

𝘓𝘢 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘯𝘥𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘩𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘵𝘦𝘯𝘶𝘵𝘰 𝘭𝘦 𝘦𝘮𝘰𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 

𝘮𝘢 𝘩𝘢 𝘮𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘢𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘴𝘴𝘰𝘭𝘶𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦, 𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘪𝘯 𝘳𝘪𝘴𝘢𝘭𝘵𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘢 𝘤𝘩𝘦, 𝘴𝘦𝘱𝘱𝘶𝘳 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢, 𝘴𝘪 𝘳𝘪𝘱𝘳𝘰𝘱𝘰𝘯𝘦 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘳𝘰𝘯𝘢𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰. 

𝘐𝘯𝘰𝘭𝘵𝘳𝘦, 𝘶𝘯 𝘱𝘪𝘻𝘻𝘪𝘤𝘰 𝘥𝘪 “𝘯𝘰𝘪𝘳” 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢 𝘳𝘦𝘴𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘴𝘵𝘶𝘻𝘻𝘪𝘤𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘢 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘶𝘳𝘢. 𝘊𝘩𝘦 𝘥𝘪𝘳𝘦 𝘙𝘰𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢? 

𝘋𝘢𝘷𝘷𝘦𝘳𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘦 𝘨𝘳𝘢𝘻𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘦𝘮𝘰𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 

𝘤𝘩𝘦 𝘳𝘦𝘨𝘢𝘭𝘪 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘪𝘤𝘶𝘳𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘶𝘦𝘳𝘢𝘪 𝘢 𝘳𝘦𝘨𝘢𝘭𝘢𝘳𝘦.

Carla Fazzini

𝐻𝑜 𝑎𝑝𝑝𝑒𝑛𝑎 𝑓𝑖𝑛𝑖𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑙𝑖𝑏𝑟𝑜 𝑒 𝑣𝑜𝑙𝑒𝑣𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑓𝑖𝑛𝑖𝑠𝑠𝑒. 

𝐶𝑜𝑚𝑝𝑙𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖. 𝑆𝑝𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒𝑟𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜.

Floriana Riggio

𝘗𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘨𝘨𝘪 𝘴𝘱𝘭𝘦𝘯𝘥𝘪𝘥𝘪, 𝘯𝘢𝘳𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘢𝘷𝘷𝘪𝘯𝘤𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘪𝘭𝘦 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰 𝘯𝘰𝘵𝘦𝘷𝘰𝘭𝘦 𝘦, 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘦𝘴𝘴𝘰, 

𝘪𝘯𝘢𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰, 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘵𝘦𝘤𝘯𝘪𝘤𝘢: 𝘦̀ 𝘵𝘢𝘭𝘦𝘯𝘵𝘰. 

𝘕𝘰𝘯 𝘴𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦.

Alessandro Gnami

Con La Mammina di Roberta Zimei siamo nel dopoguerra, in un paesino sperduto dove un’ora pare mezza giornata e dove si pettegola, che “le chiacchiere sono come la miseria, crescono piuttosto che sparire.” Un giorno arriva una forestiera. Si dice che sappia far nascere i bambini. E così è. Allora conquista un ruolo, allora il “Barone” la nota e non se la lascia scappare. 

La mammina affronta il tema della violenza domestica calandolo in un passato che non è mai passato. C’è un reticolo di silenzi, confidenze e dignità quotidiana a tenere in vita la protagonista, la passione per i bambini del paese e la speranza di fuggire. Una speranza che pare a portata di mano. Ma l’autrice spariglia le carte e gioca un finale che spiazza. Perché quel finale e cos’ha voluto dire con quel finale, sono le domande immediate, sono un ponte lanciato alla sensibilità del lettore. Come se la storia di Mammina potesse scriverla un po’ anch’egli, come se non ci fossero risposte sicure e preconfezionate per spiegare le relazioni umane.

Ci si può chiedere se qualche dialogo in più avrebbe fatto meglio o peggio a una storia che tanto punta sul racconto, ma il carattere dei personaggi emerge comunque e la scelta di farli parlare con poche battute ma di peso serve allo scopo.

RobertaZimei
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